MONASTERO S. TERESA
Via Firenze 30   17100 Savona

Tel.: +39 019 810529
monachesavona@carmeloligure.it

Le Carmelitane Scalze giungono a Savona nel 1623 dai monasteri “Gesù Maria” e “S. Teresa” di Genova. Appartengono al nucleo delle primissime comunità che cominciarono a portare il carisma di S. Teresa di Gesù fuori dalla Spagna.

Il 24 agosto festa di San Bartolomeo posero il Santissimo nella loro casa e rimase quella la data di fondazione.

Savona nel 1600 era appena stata graziata dall’apparizione di Maria Madre di Misericordia, rimasta poi patrona principale della città.

Col passare dei secoli la comunità prosperò e ne fondò altre, ma insieme subì parecchie traversie. Sotto il dominio napoleonico nel 1810 le monache furono costrette ad allontanarsi dal monastero. Ebbero la gioia di riaverlo nel 1815 grazie a un decreto di Vittorio Emanuele I. Allora la comunità si arricchì delle sorelle dei Carmeli soppressi in Liguria e Piemonte; si unirono e proseguirono la vita monastica in giocosa fraternità . Passarono molti anni, ma quando le condizioni lo permisero, si volle restituire il Carmelo teresiano nelle terre penalizzate dal regime. Così a Genova e poi a Torino fiorì nuovamente la vita di preghiera delle Scalze.

Nel 1866 il Prefetto di Savona ordinò ancora di sgombrare il monastero che passò in proprietà al Comune.

Le monache dovettero erigerne uno nuovo dove si trasferirono nel 1870. Ma anche da lì dovettero traslocare, perché nel 1907 venne espropriata una parte dell’orto a causa dell’ampliamento della stazione ferroviaria. 

Così giunsero alla costruzione dell’attuale monastero in via Firenze 30, dove la comunità risiede dal 1914.

Nel 2020 P. Marco Rupnik ha rifatto completamente il presbiterio con bellissime opere d’arte.

Approfondisci la storia
Le suore Carmelitane di Santa Teresa giunsero a Savona nel 1623: il 22 agosto di quell’anno salpavano da Genova tre Carmelitane di sangue nobile, Madre Anna Maria (della famiglia Centurione), suor Arcangela di Gesù, (della famiglia Spinola), e suor Maria Giovanna di Sant’Angelo (della famiglia Deferrari). Viaggiavano con due galee messe a disposizione dal Duca di Tursi, e dal Senato di Genova, le accompagnava il Generale dell’ordine Carmelitano. A Savona furono accolte trionfalmente, e vennero accompagnate alla casa loro destinata, da cui si trasferirono ben presto nella dimora del nobile Francesco Ferrero, presso l’allora chiesa di San Lazzaro, il vecchio San Francesco da Paola sulla via di Torino. Sei mesi dopo trovarono un’altra sistemazione sulla via del Santuario, e lì, il 4 marzo 1627 iniziava la costruzione del nuovo Carmelo savonese, il sesto della Congregazione italiana. Dopo una sospensione dei lavori durata un anno, il monastero fu completato nel 1631, mentre, nello stesso momento iniziava la costruzione della chiesa, in seguito ad una donazione di 15.000 lire di Francesco Raimondi, prelato savonese. La spesa fu di circa lire 30.000, e l’altare maggiore risultò l’opera più degna di nota, l’abside fu ornata infatti dagli affreschi del bolognese Arrigo Haffner (autore anche di affreschi, oggi purtroppo andati perduti, nel Duomo ed all’esterno della cappella della Crocetta al Santuario), specializzato in prospettive, e da opere di Domenico Piola. La chiesa venne inaugurata il giorno della vigilia della festa di Santa Teresa nell’anno 1633: l’ubicazione della chiesa e del monastero si possono all’incirca identificare con la zona delimitata attualmente tra le attuali via IV Novembre, via Venezia, piazza Saffi e via Don Bosco. Oggi il grande altare di quella chiesa si può ammirare in Duomo nella cappella della Madonna della Misericordia. Nel nuovo monastero affluivano molte religiose, alcune tra di esse appartenenti alle più illustri casate savonesi, come i Gavotti, i Raimondi, i Grimaldi. Le religiose però accarezzavano l’idea di fondare un monastero dentro le mura della città. Comprarono così una casa nella Chiappinata, di proprietà di un certo Tommaso Guernero, ma questo locale risultò poi inalienabile. Rifiutarono poi un’offerta del Barone Ferrero, per l’acquisto di una casa con annesso giardino, a causa dell’insufficienza dei loro mezzi, ripiegando su di un contratto di affitto per 6 mesi, era il 14 luglio del 1641. Da questa casa però, le suore furono sfrattate dopo solo una settimana, perché non avevano chiesto la preventiva autorizzazione al Senato. Pochi anni dopo, il 18 aprile 1643, la superiora Anna Maria, comprava per 25 mila lire alcune case di un certo Giulio Schiaffino, poste in Malcantone, nei pressi della torre del Brandale, dando inizio alla fondazione del monastero dello Spirito Santo, a cui si aggiunse presto una bella chiesa su disegno del Padre Orazio Grassi. Oggi la chiesa ed il monastero sono scomparsi, demoliti per far posto al prolungamento di via Pietro Giuria negli anni 80 dell’ottocento, ma l’altare è sopravvissuto e si può ammirare in Duomo nella cappella di San Sisto. I due Carmeli femminili savonesi, pur mantenendo tra loro stretti vincoli spirituali, ebbero sempre una vita indipendente. Nel 1648, quando tutta la città fu sconvolta dallo scoppio della polveriera di San Giorgio, sul Priamàr, ed il monastero dello Spirito Santo fu gravemente danneggiato, le suore trovarono ospitalità presso le monache di Santa Teresa fintanto che il loro monastero non fu ripristinato. All’inizio dell’ottocento, i due monasteri, insieme a tante altre istituzioni religiose, vennero soppressi, e le religiose migrarono nella borgata di Legino, insieme alle loro consorelle di Genova. La situazione ritornò nuovamente allo stato precedente con la caduta di Napoleone, ed in seguito a ciò le carmelitane ritornarono nei loro monasteri. Nel 1866, un’altra soppressione, questa volta decretata dal regno d’Italia, costrinse le religiose a lasciare nuovamente le loro dimore, che non furono poi più riaperte. Lo Spirito Santo fu demolito qualche decennio dopo, mentre l’altro fu prima adibito a caserma e poi demolito (l’ex monastero di Santa Teresa passò, nel 1866, in proprietà del Comune, che lo adibì prima a reclusorio e poi, intorno al 1880 a sede di reggimento, era noto infatti come caserma di Santa Teresa, venne infine demolito negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, nell’ambito dei lavori di risanamento del Borgo d’Alto). Le monache, però non abbandonarono la speranza di ritornare a Savona, ed il loro desiderio si avverò dopo il 1870, quando riuscirono a ricostruire una chiesa ed un monastero nei pressi della distrutta chiesa di Santa Marta, lungo la via di Torino, non lontano dalla loro precedente dimora. E qui dimorarono fino ai primi anni del novecento, quando a seguito dei lavori di ampliamento della linea ferroviaria, si minacciava il totale esproprio e la demolizione della costruzione, cosa che avvenne effettivamente pochi anni dopo. Per questo, le suore, il 31 dicembre 1912 lasciarono definitivamente la località Santa Marta, per installarsi provvisoriamente in una casa sulle alture di Villapiana. Nel frattempo venivano costruiti il monastero e la chiesa attuali in cima a via Firenze, nel quartiere di Villapiana, dove le religiose fecero il loro solenne ingresso il 10 ottobre del 1914. Nel 1970 la chiesa venne sottoposta a lavori di adattamento e di restauro curati dall’arch. Giuseppe Martinengo.
 
Essa ha davanti un piccolo giardino e una facciata con solo scopo decorativo, infatti l’ingresso si trova spostato sulla sinistra. La facciata ha un vago sapore neoclassico, con un falso portale sormontato da un timpano triangolare, sopra il quale stanno tre piccole finestre incorniciate da quattro lesene, il tutto è coronato da un timpano triangolare decorato con dentelli.
 
L’interno, decorato in anni recenti, ha un aspetto molto raccolto, oltre all’altare maggiore possiede due altari laterali, su ognuno dei quali si trova una tela che raffigura il Santo titolare.

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