Jean-Thierry nasce il 4 febbraio 1982 a Mfou Awae, Cameroun, a 15 chilometri dalla nostra prima Missione in Cameroun – Nkoabang, secondo  figlio di otto fratelli.  La mamma è insegnante delle Scuole materne.

Il papà è guardiano di prigione e per questo suo lavoro sarà trasferito più volte nelle diverse località del Camerun, dal Centro, al Sud, al Nord del paese.

Jean-Thierry seguirà la famiglia in questi spostamenti.

Battezzato il 27 maggio 1982, riceverà la Prima Comunione il 29 maggio 1994 e il sacramento della Cresima il 18 febbraio 1996.

Nel giugno 1982 ottiene il Baccalaureato serie C (la nostra Maturità scientifica) e chiede di poter entrare nella nostra Comunità di Nkoabang: dove passa quasi due anni come aspirante e postulante.

Nel giugno 2004 viene approvato per il Noviziato in Burkina faso con altri due confratelli. Mentre si stanno facendo tutte le pratiche per la partenza, ecco che un dolore alla gamba viene a disturbare la sua vita. Si pensa a qualche insetto che lo ha punto e gli si mettono delle pomate. Ma poiché il male non scompare, ma aumenta sempre più, lo si porta da un ortopedico che dopo alcuni esami gli diagnostica un osteosarcoma. Il medico propone di amputare il più presto possibile la gamba.

Iniziano le consultazioni fra Camerun e Italia sul da farsi. Si trova finalmente in Camerun un chirurgo oncologo che inizia la chemioterapia preventiva, perché l’operazione abbia successo.

Fra Jean Thierry Ebogo

Jean-Thierry, anche se con dolore, dà il suo assenso per l’amputazione, dicendoci: “Se questo mio sacrificio è per il bene della missione carmelitana in Camerun, l’accetto volentieri. Mio unico desiderio è di poter diventare religioso carmelitano, se questo sarà possibile”.

Dopo l’amputazione della gamba e la chemio che ne è seguita, sembrava che tutto fosse a posto.

Gli venne anche costruita una protesi e dopo qualche tempo la sua vita divenne quasi normale.

Per questo nell’agosto del 2005 si decide, anche su consiglio del chirurgo che lo aveva operato, di portare Jean-Thierry in Italia, a Milano, perché prosegua la sua vita religiosa e gli studi di filosofia e teologia.

Mentre stiamo per concludere l’iter delle pratiche burocratiche, ecco che il nostro giovane camerunese comincia a sentire dolori alla schiena. Il viaggio in Italia fu per Jean-Thierry molto faticoso per i dolori.

Arrivato in Italia, i medici constatano che il male tumorale ha invaso il suo corpo. Dagli specialisti veniamo a sapere che l’esplosione del male è simile a una leucemia folgorante.

Inizia allora nell’Ospedale civile di Legnano, dove la scintigrafia e la TAC diagnosticano che il male tumorale ha ormai invaso molta parte del corpo, quel calvario che durerà fino al 5 gennaio 2006 quando alle ore 0,15 della vigilia della Epifania, dopo aver seguito la S. Messa  celebrata nella sua camera da P. Tommaso e le preghiere per gli ammalati e  i moribondi, Fra Jean-Thierry del Bambino Gesù e della Passione, rende lo spirito al Padre.

Ho detto un calvario da parte di Jean-Thierry, ma anche un cammino di luce per lui e anche per coloro che lo hanno visitato e sono stati dei brevi momenti o delle lunghe ore di giorno e di notte presso il suo capezzale.

Posso veramente affermare che quanti l’hanno incontrato in questi quattro mesi di malattia, dapprima a Legnano, poi nel Centro dei tumori di Candiolo, dove si era posto tanta speranza, nei 10 giorni di Troffarello, nella casa delle Suore Camilliane e infine di nuovo a Legnano nella terapia intensiva per le cure palliative, tutti sono rimasti colpiti dalla sua serenità con cui sopportava il male che gli stava distruggendo il corpo, dalle sue pacate, sempre pertinenti risposte che dimostravano una maturità ed una saggezza che non potevano venire solo dalla sua giovanissima età.

Le testimonianze sarebbero tantissime da raccontare.

Fra Jean Thierry Ebogo

Fin dai primi giorni del suo ricovero all’Ospedale di Legnano, la Dottoressa Annarita Braga, una mattina al mio arrivo all’ospedale, mi dice: “Ma chi ci avete portato qui all’Ospedale?”.

Pensando che fosse successo qualcosa di spiacevole, dissi: “Ma…un giovane camerunese…” e prima che potessi terminare la frase, mi disse: “Ma questo è un santo! Non è possibile soffrire dolori atroci in quel modo”.

Venne poi la partenza per Candiolo (Torino) nel centro specializzato per l’osteo-sarcoma.

Nonostante la fatica del lungo viaggio, il dolore sempre presente e forte e il grave pericolo della morte, arrivati in quel centro, dopo circa un’ora di permanenza in quell’ospedale, Jean-Thierry mi disse con un sorriso che dimostrava tutta la sua riconoscenza: “Ora so di essere stato portato in un luogo dove faranno di tutto per guarirmi”.

C’era in lui la forte convinzione di poter guarire servendo per tanti anni la Chiesa nel Carmelo.

Dopo più di un mese di terapia intensiva, in cui sembrava che il male dovesse regredire, arrivò un giorno di novembre in cui l’équipe medicale di Candiolo, per bocca del Professor Grignani, ci disse che purtroppo le cellule malate avevano progredito più celermente delle cellule sane e che la metastasi aveva invaso tutta la schiena e il fegato.

I tre medici presenti erano visibilmente addolorati per questo. Parlarono dapprima con me e poi  dissero le stesse cose a Jean-Thierry.

Mi impressionò, anche quella volta, la compostezza e la serenità con cui Jean-Thierry ascoltò e accettò quel verdetto. E a quei medici, ancora visibilmente addolorati, Jean-Thierry disse: “Grazie per tutto quello che avete fatto”.

Era il 14 novembre 2005.

Ritornò di nuovo all’Ospedale di Legnano nel reparto cure palliative.

Da quel giorno Jean-Thierry mise tutta la sua fiducia nella guarigione in Dio.

Tanti amici di Candiolo e di Torino continuarono a venire a visitarlo e a stare con lui lunghe ore di giorno e di notte. A tutte quelle persone (cui va il nostro grazie più sincero e riconoscente) si aggiunsero le tante altre persone di Legnano.

Fra Jean Thierry Ebogo

Jean-Thierry aveva manifestato il vivo desiderio di emettere la sua Professione religiosa per essere carmelitano-teresiano con tutti i crismi e per sempre .

Chiesto lumi alla Casa generalizia di Roma, dopo aver ricevuto il verbale della Comunità del Camerun sul cammino formativo di Jean-Thierry, con la loro petizione di ammetterlo alla Professione religiosa e dopo aver ricevuto il permesso dalla Casa Generalizia di Roma per la Professione religiosa, nel pomeriggio dell’8 dicembre 2005, solennità dell’Immacolata, nella sua camera, rivestito dell’abito religioso e della cappa di Padre Giorgio Perruzzotti, superiore delle due case del Cameroun, fece la sua Professione religiosa con il nome di Jean-Thierry de L’Enfant Jésus e de la Passion.

Fu una cerimonia molto semplice, ma molto bella e toccante. Era presente anche la mamma di Fra Jean-Thierry, arrivata da qualche giorno dal Camerun che con lacrime di commozione e di gioia partecipò alla immensa gioia del suo figlio, in uno dei giorni più belli e significativi della sua vita.

Quello fu il suo ultimo trionfo qui sulla terra: con l’Immacolata, con Santa Teresina e tutti i santi del Carmelo.

Dopo qualche giorno in cui Fra Jean-Thierry sembrava essere rinato di nuovo, il male riprese il suo cammino demolitore.

Un giorno che ero solo nella sua camera gli chiesi perché aveva desiderato così intensamente la Professione religiosa. Perché, mi disse, il Signore con la Madonna, mi guarirà e io voglio essere carmelitano per servire i miei fratelli e sorelle per lunghi anni nella Chiesa. E aggiunse: “Anche se mi dovessero amputare l’altra gamba, io andrò in Chiesa in carrozzella e là nel confessionale porterò tante anime in paradiso”.

Gli chiesi allora come poteva essere sicuro di vivere così lunghi anni. Mi rispose che da piccolo tante volte aveva sentito una voce che gli diceva che sarebbe vissuto a lungo e che la sua missione nella Chiesa sarebbe stata quella di portare tante anime al Signore attraverso il confessionale.

Fra Jean Thierry Ebogo

Alcuni giorni dopo quel colloquio, mi trovavo ancora solo con Fra JeanThierry – quando arrivavo da lui, le altre persone presenti, con squisita delicatezza, uscivano nel corridoio – cominciammo a parlare di questa terra, ma anche del cielo.

Fra Jean-Thierry ritornò sul suo desiderio di servire a lungo la Chiesa nel Carmelo per lunghi anni, perché questa gli sembrava la sua missione. Gli risposi che avrebbe potuto compiere la sua missione e in modo più efficace e molto più grande, anche in Paradiso, come aveva fatto Santa Teresa del Bambino Gesù, la sua Patrona.

Fra Jean-Thierry rimase ammutolito di questa mia risposta. Passarono tre o quattro minuti di imbarazzante silenzio, poi pacatamente, ma anche con una certa ansia che non avevo mai notato in lui, mi rispose: “Sì, però, il mio desiderio sarebbe quello di servire per lungo tempo i miei fratelli, dapprima qui sulla terra”.

Si fermò alcuni istanti, poi riprese, quasi dolcemente: “Ma se il Signore vuole così, io accetto la sua volontà”.

E da quel giorno, vidi quasi sempre più scemare le sue forze fisiche fino alla notte del suo passaggio dalla terra al cielo.

Nonostante  gli ultimi giorni della sua vita terrena fossero molto duri e dolorosi (il respiro diventava affannoso, l’assopimento lo portava ad uno stato pre-comatoso) però era sempre contento e fin che poteva, cosciente e partecipante alle preghiere che si dicevano con lui.

Pareva ormai che solo il Paradiso e tutto ciò che si indirizzava là fossero le cose che gli interessassero.

Quante testimonianze molto belle e significative potremmo portare; e spero proprio che un giorno possano essere scritte da coloro che l’hanno avvicinato, conosciuto e amato nei quattro mesi della sua dimora in Italia.

Io posso dire che ogni volta che lo chiamavo per telefono, alla mia domanda sulla sua salute, mi rispondeva sempre così:”Bene, molto bene, assai bene”. Come se dovesse essere lui a rincuorare gli altri.

Fra Jean-Thierry de l’Enfant Jesus et de la Passion, sei stato un’anima benedetta qui in terra per tutti quelli che ti hanno conosciuto e sarai ancor più benedetto in Paradiso per la Missione che il Signore ti ha donato da compiere: per i giovani del Cameroun che tu desideravi portare al Carmelo, per l’Ordine Carmelitano e per tutta la Chiesa.

Jean-Thierry nasce il 4 febbraio 1982 a Mfou Awae, Cameroun, a 15 chilometri dalla nostra prima Missione in Cameroun – Nkoabang, secondo  figlio di otto fratelli.  La mamma è insegnante delle Scuole materne.

Il papà è guardiano di prigione e per questo suo lavoro sarà trasferito più volte nelle diverse località del Camerun, dal Centro, al Sud, al Nord del paese.

Jean-Thierry seguirà la famiglia in questi spostamenti.

Battezzato il 27 maggio 1982, riceverà la Prima Comunione il 29 maggio 1994 e il sacramento della Cresima il 18 febbraio 1996.

Nel giugno 1982 ottiene il Baccalaureato serie C (la nostra Maturità scientifica) e chiede di poter entrare nella nostra Comunità di Nkoabang: dove passa quasi due anni come aspirante e postulante.

Nel giugno 2004 viene approvato per il Noviziato in Burkina faso con altri due confratelli. Mentre si stanno facendo tutte le pratiche per la partenza, ecco che un dolore alla gamba viene a disturbare la sua vita. Si pensa a qualche insetto che lo ha punto e gli si mettono delle pomate. Ma poiché il male non scompare, ma aumenta sempre più, lo si porta da un ortopedico che dopo alcuni esami gli diagnostica un osteosarcoma. Il medico propone di amputare il più presto possibile la gamba.

Iniziano le consultazioni fra Camerun e Italia sul da farsi. Si trova finalmente in Camerun un chirurgo oncologo che inizia la chemioterapia preventiva, perché l’operazione abbia successo.

Fra Jean Thierry Ebogo

Jean-Thierry, anche se con dolore, dà il suo assenso per l’amputazione, dicendoci: “Se questo mio sacrificio è per il bene della missione carmelitana in Camerun, l’accetto volentieri. Mio unico desiderio è di poter diventare religioso carmelitano, se questo sarà possibile”.

Dopo l’amputazione della gamba e la chemio che ne è seguita, sembrava che tutto fosse a posto.

Gli venne anche costruita una protesi e dopo qualche tempo la sua vita divenne quasi normale.

Per questo nell’agosto del 2005 si decide, anche su consiglio del chirurgo che lo aveva operato, di portare Jean-Thierry in Italia, a Milano, perché prosegua la sua vita religiosa e gli studi di filosofia e teologia.

Mentre stiamo per concludere l’iter delle pratiche burocratiche, ecco che il nostro giovane camerunese comincia a sentire dolori alla schiena. Il viaggio in Italia fu per Jean-Thierry molto faticoso per i dolori.

Arrivato in Italia, i medici constatano che il male tumorale ha invaso il suo corpo. Dagli specialisti veniamo a sapere che l’esplosione del male è simile a una leucemia folgorante.

Inizia allora nell’Ospedale civile di Legnano, dove la scintigrafia e la TAC diagnosticano che il male tumorale ha ormai invaso molta parte del corpo, quel calvario che durerà fino al 5 gennaio 2006 quando alle ore 0,15 della vigilia della Epifania, dopo aver seguito la S. Messa  celebrata nella sua camera da P. Tommaso e le preghiere per gli ammalati e  i moribondi, Fra Jean-Thierry del Bambino Gesù e della Passione, rende lo spirito al Padre.

Ho detto un calvario da parte di Jean-Thierry, ma anche un cammino di luce per lui e anche per coloro che lo hanno visitato e sono stati dei brevi momenti o delle lunghe ore di giorno e di notte presso il suo capezzale.

Posso veramente affermare che quanti l’hanno incontrato in questi quattro mesi di malattia, dapprima a Legnano, poi nel Centro dei tumori di Candiolo, dove si era posto tanta speranza, nei 10 giorni di Troffarello, nella casa delle Suore Camilliane e infine di nuovo a Legnano nella terapia intensiva per le cure palliative, tutti sono rimasti colpiti dalla sua serenità con cui sopportava il male che gli stava distruggendo il corpo, dalle sue pacate, sempre pertinenti risposte che dimostravano una maturità ed una saggezza che non potevano venire solo dalla sua giovanissima età.

Le testimonianze sarebbero tantissime da raccontare.

Fra Jean Thierry Ebogo

Fin dai primi giorni del suo ricovero all’Ospedale di Legnano, la Dottoressa Annarita Braga, una mattina al mio arrivo all’ospedale, mi dice: “Ma chi ci avete portato qui all’Ospedale?”.

Pensando che fosse successo qualcosa di spiacevole, dissi: “Ma…un giovane camerunese…” e prima che potessi terminare la frase, mi disse: “Ma questo è un santo! Non è possibile soffrire dolori atroci in quel modo”.

Venne poi la partenza per Candiolo (Torino) nel centro specializzato per l’osteo-sarcoma.

Nonostante la fatica del lungo viaggio, il dolore sempre presente e forte e il grave pericolo della morte, arrivati in quel centro, dopo circa un’ora di permanenza in quell’ospedale, Jean-Thierry mi disse con un sorriso che dimostrava tutta la sua riconoscenza: “Ora so di essere stato portato in un luogo dove faranno di tutto per guarirmi”.

C’era in lui la forte convinzione di poter guarire servendo per tanti anni la Chiesa nel Carmelo.

Dopo più di un mese di terapia intensiva, in cui sembrava che il male dovesse regredire, arrivò un giorno di novembre in cui l’équipe medicale di Candiolo, per bocca del Professor Grignani, ci disse che purtroppo le cellule malate avevano progredito più celermente delle cellule sane e che la metastasi aveva invaso tutta la schiena e il fegato.

I tre medici presenti erano visibilmente addolorati per questo. Parlarono dapprima con me e poi  dissero le stesse cose a Jean-Thierry.

Mi impressionò, anche quella volta, la compostezza e la serenità con cui Jean-Thierry ascoltò e accettò quel verdetto. E a quei medici, ancora visibilmente addolorati, Jean-Thierry disse: “Grazie per tutto quello che avete fatto”.

Era il 14 novembre 2005.

Ritornò di nuovo all’Ospedale di Legnano nel reparto cure palliative.

Da quel giorno Jean-Thierry mise tutta la sua fiducia nella guarigione in Dio.

Tanti amici di Candiolo e di Torino continuarono a venire a visitarlo e a stare con lui lunghe ore di giorno e di notte. A tutte quelle persone (cui va il nostro grazie più sincero e riconoscente) si aggiunsero le tante altre persone di Legnano.

Fra Jean Thierry Ebogo

Jean-Thierry aveva manifestato il vivo desiderio di emettere la sua Professione religiosa per essere carmelitano-teresiano con tutti i crismi e per sempre .

Chiesto lumi alla Casa generalizia di Roma, dopo aver ricevuto il verbale della Comunità del Camerun sul cammino formativo di Jean-Thierry, con la loro petizione di ammetterlo alla Professione religiosa e dopo aver ricevuto il permesso dalla Casa Generalizia di Roma per la Professione religiosa, nel pomeriggio dell’8 dicembre 2005, solennità dell’Immacolata, nella sua camera, rivestito dell’abito religioso e della cappa di Padre Giorgio Perruzzotti, superiore delle due case del Cameroun, fece la sua Professione religiosa con il nome di Jean-Thierry de L’Enfant Jésus e de la Passion.

Fu una cerimonia molto semplice, ma molto bella e toccante. Era presente anche la mamma di Fra Jean-Thierry, arrivata da qualche giorno dal Camerun che con lacrime di commozione e di gioia partecipò alla immensa gioia del suo figlio, in uno dei giorni più belli e significativi della sua vita.

Quello fu il suo ultimo trionfo qui sulla terra: con l’Immacolata, con Santa Teresina e tutti i santi del Carmelo.

Dopo qualche giorno in cui Fra Jean-Thierry sembrava essere rinato di nuovo, il male riprese il suo cammino demolitore.

Un giorno che ero solo nella sua camera gli chiesi perché aveva desiderato così intensamente la Professione religiosa. Perché, mi disse, il Signore con la Madonna, mi guarirà e io voglio essere carmelitano per servire i miei fratelli e sorelle per lunghi anni nella Chiesa. E aggiunse: “Anche se mi dovessero amputare l’altra gamba, io andrò in Chiesa in carrozzella e là nel confessionale porterò tante anime in paradiso”.

Gli chiesi allora come poteva essere sicuro di vivere così lunghi anni. Mi rispose che da piccolo tante volte aveva sentito una voce che gli diceva che sarebbe vissuto a lungo e che la sua missione nella Chiesa sarebbe stata quella di portare tante anime al Signore attraverso il confessionale.

Fra Jean Thierry Ebogo

Alcuni giorni dopo quel colloquio, mi trovavo ancora solo con Fra JeanThierry – quando arrivavo da lui, le altre persone presenti, con squisita delicatezza, uscivano nel corridoio – cominciammo a parlare di questa terra, ma anche del cielo.

Fra Jean-Thierry ritornò sul suo desiderio di servire a lungo la Chiesa nel Carmelo per lunghi anni, perché questa gli sembrava la sua missione. Gli risposi che avrebbe potuto compiere la sua missione e in modo più efficace e molto più grande, anche in Paradiso, come aveva fatto Santa Teresa del Bambino Gesù, la sua Patrona.

Fra Jean-Thierry rimase ammutolito di questa mia risposta. Passarono tre o quattro minuti di imbarazzante silenzio, poi pacatamente, ma anche con una certa ansia che non avevo mai notato in lui, mi rispose: “Sì, però, il mio desiderio sarebbe quello di servire per lungo tempo i miei fratelli, dapprima qui sulla terra”.

Si fermò alcuni istanti, poi riprese, quasi dolcemente: “Ma se il Signore vuole così, io accetto la sua volontà”.

E da quel giorno, vidi quasi sempre più scemare le sue forze fisiche fino alla notte del suo passaggio dalla terra al cielo.

Nonostante  gli ultimi giorni della sua vita terrena fossero molto duri e dolorosi (il respiro diventava affannoso, l’assopimento lo portava ad uno stato pre-comatoso) però era sempre contento e fin che poteva, cosciente e partecipante alle preghiere che si dicevano con lui.

Pareva ormai che solo il Paradiso e tutto ciò che si indirizzava là fossero le cose che gli interessassero.

Quante testimonianze molto belle e significative potremmo portare; e spero proprio che un giorno possano essere scritte da coloro che l’hanno avvicinato, conosciuto e amato nei quattro mesi della sua dimora in Italia.

Io posso dire che ogni volta che lo chiamavo per telefono, alla mia domanda sulla sua salute, mi rispondeva sempre così:”Bene, molto bene, assai bene”. Come se dovesse essere lui a rincuorare gli altri.

Fra Jean-Thierry de l’Enfant Jesus et de la Passion, sei stato un’anima benedetta qui in terra per tutti quelli che ti hanno conosciuto e sarai ancor più benedetto in Paradiso per la Missione che il Signore ti ha donato da compiere: per i giovani del Cameroun che tu desideravi portare al Carmelo, per l’Ordine Carmelitano e per tutta la Chiesa.