Giuseppe Kalinowski nasce a Wilno (Lituania) il 1° settembre 1835, figlio di Andrzej Kalinowski e Giuseppina Polonska, nobili cattolici polacchi.

Studia all’Accademia militare di san Pietroburgo con buoni risultati. A causa della rivolta del suo paese nei confronti dell’occupazione russa, decide di lasciare l’esercito e, benché sappia che il successo di quella rivolta è impossibile, decide di aiutare i suoi compatrioti; accetta l’incarico di ministro della guerra e così riesce ad evitare un maggiore spargimento di sangue.

Nel marzo 1864 è arrestato ed è condannato alla pena capitale, commutata in dieci anni di lavori forzati in Siberia. Con un Crocifisso e il libro dell’Imitazione di Cristo, è deportato in Siberia; dopo un viaggio durissimo, durato nove mesi, arriva con i sopravvissuti sulle rive del lago Bajkal.

In quelle circostanze particolarmente dure, dimostra una grande carità sopportando le sofferenze e le scomodità, condividendo con gli altri ciò che ha e che riceve dai suoi familiari: “Lo scrivo chiaramente, la miseria qui è grande; trovare denaro in patria è sempre più facile che in Siberia. Mi è inconcepibile essere indifferenti”.

San Raffaele Kalinowski

Con il passare degli anni, è sgravato dai lavori forzati e il 2 febbraio 1874 gli concedono la libertà, proibendogli però di ritornare in Lituania. Accetta l’incarico di tutore del sedicenne principe Augusto Czartoryski, che vive la maggior parte del tempo a Parigi (entrato nella Congregazione Salesiana dopo aver incontrato Don Bosco, morirà nel 1893 all’età di trentacinque anni e sarà beatificato nel 2004).

Il 15 luglio 1877 entra nel convento Carmelitano di Graz, con il nome di Raffaele di San Giuseppe. Pronuncia i primi voti il 26 novembre 1878 e parte per l’Ungheria per studiare filosofia e teologia nel convento di Raab. Il 27 novembre 1881 pronuncia i voti solenni ed è inviato in Polonia nel convento di Czerna, dove viene ordinato sacerdote il 15 gennaio 1882; già dopo un anno gli vengono affidate responsabilità di governo.

San Raffaele Kalinowski

Riorganizza la presenza dell’Ordine in Polonia e ridà slancio all’Ordine secolare. Pubblica alcune biografie. Nel 1906 assume la direzione del collegio di teologia a Wadowice. È apprezzato da tutti come direttore spirituale e confessore. Si dedica in modo particolare alla cura delle monache Carmelitane Scalze.

Muore il 15 novembre 1907 a Wadowice. È beatificato a Cracovia il 22 giugno 1983 dal Papa Giovanni Paolo II e canonizzato a Roma il 17 novembre 1991. La sua festa è il 19 novembre.

Nella sua vita emergono in modo speciale lo spirito di carità e di riconciliazione e l’impegno profuso nella formazione, specialmente dei giovani.

Insegna ad essere coraggiosi nella perseveranza della fede, ad aver fiducia nelle difficoltà, come pure la persuasione che solo alla luce della riconciliazione proveniente da Dio si può andare incontro all’uomo e perdonare, e che per poter perdonare è necessario riconoscere di essere perdonati.

Ha un carattere aperto, molto cordiale. Dalla sua permanenza in Siberia ritorna convinto della necessità di dedicarsi ai giovani, perché durante la giovinezza l’apprendimento struttura la persona e si fanno le scelte per il futuro. Cerca innanzi tutto una formazione totale dell’essere umano, spinto dall’interesse spirituale e intellettuale. La sua vita è illuminata dal Vangelo e dalla Persona di Gesù.

È invocato come patrono dei siberiani, degli educatori, dei ferrovieri, degli ingegneri e dei giovani.

Giuseppe Kalinowski nasce a Wilno (Lituania) il 1° settembre 1835, figlio di Andrzej Kalinowski e Giuseppina Polonska, nobili cattolici polacchi.

Studia all’Accademia militare di san Pietroburgo con buoni risultati. A causa della rivolta del suo paese nei confronti dell’occupazione russa, decide di lasciare l’esercito e, benché sappia che il successo di quella rivolta è impossibile, decide di aiutare i suoi compatrioti; accetta l’incarico di ministro della guerra e così riesce ad evitare un maggiore spargimento di sangue.

Nel marzo 1864 è arrestato ed è condannato alla pena capitale, commutata in dieci anni di lavori forzati in Siberia. Con un Crocifisso e il libro dell’Imitazione di Cristo, è deportato in Siberia; dopo un viaggio durissimo, durato nove mesi, arriva con i sopravvissuti sulle rive del lago Bajkal.

In quelle circostanze particolarmente dure, dimostra una grande carità sopportando le sofferenze e le scomodità, condividendo con gli altri ciò che ha e che riceve dai suoi familiari: “Lo scrivo chiaramente, la miseria qui è grande; trovare denaro in patria è sempre più facile che in Siberia. Mi è inconcepibile essere indifferenti”.

San Raffaele Kalinowski

Con il passare degli anni, è sgravato dai lavori forzati e il 2 febbraio 1874 gli concedono la libertà, proibendogli però di ritornare in Lituania. Accetta l’incarico di tutore del sedicenne principe Augusto Czartoryski, che vive la maggior parte del tempo a Parigi (entrato nella Congregazione Salesiana dopo aver incontrato Don Bosco, morirà nel 1893 all’età di trentacinque anni e sarà beatificato nel 2004).

Il 15 luglio 1877 entra nel convento Carmelitano di Graz, con il nome di Raffaele di San Giuseppe. Pronuncia i primi voti il 26 novembre 1878 e parte per l’Ungheria per studiare filosofia e teologia nel convento di Raab. Il 27 novembre 1881 pronuncia i voti solenni ed è inviato in Polonia nel convento di Czerna, dove viene ordinato sacerdote il 15 gennaio 1882; già dopo un anno gli vengono affidate responsabilità di governo.

San Raffaele Kalinowski

Riorganizza la presenza dell’Ordine in Polonia e ridà slancio all’Ordine secolare. Pubblica alcune biografie. Nel 1906 assume la direzione del collegio di teologia a Wadowice. È apprezzato da tutti come direttore spirituale e confessore. Si dedica in modo particolare alla cura delle monache Carmelitane Scalze.

Muore il 15 novembre 1907 a Wadowice. È beatificato a Cracovia il 22 giugno 1983 dal Papa Giovanni Paolo II e canonizzato a Roma il 17 novembre 1991. La sua festa è il 19 novembre.

Nella sua vita emergono in modo speciale lo spirito di carità e di riconciliazione e l’impegno profuso nella formazione, specialmente dei giovani.

Insegna ad essere coraggiosi nella perseveranza della fede, ad aver fiducia nelle difficoltà, come pure la persuasione che solo alla luce della riconciliazione proveniente da Dio si può andare incontro all’uomo e perdonare, e che per poter perdonare è necessario riconoscere di essere perdonati.

Ha un carattere aperto, molto cordiale. Dalla sua permanenza in Siberia ritorna convinto della necessità di dedicarsi ai giovani, perché durante la giovinezza l’apprendimento struttura la persona e si fanno le scelte per il futuro. Cerca innanzi tutto una formazione totale dell’essere umano, spinto dall’interesse spirituale e intellettuale. La sua vita è illuminata dal Vangelo e dalla Persona di Gesù.

È invocato come patrono dei siberiani, degli educatori, dei ferrovieri, degli ingegneri e dei giovani.